OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“Oggi più di ieri, le liste di attesa sono un’emergenza sulla quale concentrare subito l’attenzione e gli sforzi di tutti”. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, secondo cui “oggi a differenza di ieri dobbiamo fare i conti anche con uno tsunami di prestazioni che durante il lockdown sono state sospese e che ancora oggi attendono una risposta”.

 

“Una mole di prestazioni che va ad aggiungersi a quelle che ordinariamente si stanno prenotando in questi giorni e in queste ore, in un’organizzazione e in un contesto rallentato che deve continuare necessariamente a fare i conti con il Covid, e quindi con le misure necessarie per prevenire il contagio e con limiti strutturali. E i tempi di attesa inevitabilmente si allungano, considerando anche gli effetti del classico rallentamento dovuto alla pausa estiva”.

 

Second Aceti, “la prima azione da mettere in campo è quella di fare subito chiarezza sui numeri, attraverso un puntuale dimensionamento a livello nazionale del fenomeno delle prestazioni sospese durante il lockdown e degli attuali tempi di attesa, garantendone la massima trasparenza in termini di accesso alle informazioni, innanzitutto per i cittadini.

 

Serve inoltre un Piano nazionale di “rientro” sulle liste di attesa per il recupero dell’arretrato, condiviso tra livello centrale e regionale, in grado di supportare, orientare e accompagnare in modo unitario le Regioni attraverso la definizione di strategie, azioni, risorse economiche, tempistiche precise e un sistema stringente di monitoraggio rispetto alla sua implementazione e ai suoi effetti. Così forse, si riuscirà a far uscire dall’angolo in tempi rapidi e precisi tutte le Regioni, quelle che si sono già portate più avanti e quelle che sono più indietro”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/07/20/liste-attesa-piano-rientro-effetto-covid/

Con l’approvazione definitiva del decreto Rilancio è arrivata anche l’assunzione a tempo indeterminato di 9600 infermieri di comunità. “Una svolta storica che ci consentirà di rafforzare concretamente i servizi territoriali che rappresentano, come anche questa emergenza ci ha confermato, il baluardo fondamentale per prevenire e successivamente gestire le emergenze sanitarie” afferma il ministro della Salute Roberto Speranza.

 

“Ringraziamo il ministro assieme a tutto il Parlamento dove si è ritenuto di portare avanti senza modifiche il pilastro della prevenzione e dell’assistenza e dell’equità di accesso che finora ha proceduto al ralenti e che adesso potrà decollare a pieno titolo”, commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche.

 

Ma le parole di Speranza vanno oltre nel momento in cui ha definito la nuova strategia per l’assistenza come “un lavoro senza precedenti. Abbiamo investito più risorse sul Servizio Sanitario Nazionale negli ultimi 5 mesi – ha detto – che negli ultimi 5 anni. Siamo arrivati al momento a 29.433 assunzioni di cui 6330 medici, 13.607 infermieri, 6476 Oss. A cui si aggiungono ora i 9600 infermieri di famiglia/comunità”.

 

Ora è necessario applicare subito l’innovazione e dare spazio il più velocemente possibile alla nuova figura per l’assistenza sul territorio, anche prevedendo percorsi formativi ad hoc diffusi in tutte le Regioni: “Oggi l’infermiere di famiglia/comunità non è una figura improvvisata, ma un professionista preparato e che ha seguito master specifici per poter assistere al meglio i pazienti fragili e le loro famiglie”, aggiunge Mangiacavalli.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/07/16/dl-rilancio-legge-infermiere-famiglia-comunita/

 

 

Per le lauree triennali i posti a bando per l’anno accademico 2020-2021 per Infermieristica sono 16.013, per Infermieristica pediatrica 211 e per la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche 1499. In Sardegna, i posti saranno 196 a Sassari, cento a Cagliari e quaranta a Nuoro.

 

A stabilirlo è il decreto del 26 giugno del Ministero dell’Università che ha fissato l’offerta formativa per l’esame di ammissione dell’8 settembre ai corsi di laurea delle Professioni Sanitarie. A diposizione in tutto ci sono 25.602 posti, 1206 in più dei 25.396 messi a bando lo scorso anno (+4,7 per cento), di cui quelli per infermiere sono il 63 per cento del totale.

 

In prevalenza la differenza in negativo, per -3.253 posti (-16,9 per cento), riguarda “Infermiere”, dato che i posti disponibili sono 16.013, a fronte di una maggiore richiesta della Fnopi che durante l’emergenza Covid ha elevato la domanda di posti bando dagli originari 17.611 di inizio anno a  19.266 di aprile.

 

I 16.013 posti a bando per la laurea in infermieristica rappresentano la disponibilità maggiore di posti messi a bando finora con il +6 per cento rispetto a quelli banditi lo scorso anno accademico (erano 15.069), ma comunque di molto inferiori agli aumenti percentuali di posti messi a bando per altre professioni.

 

“Ringraziamo il ministro dell’Università ma sottolineiamo che proseguendo con aumenti inferiori al fabbisogno reale che la Federazione certifica in base alle richieste dirette degli ordini provinciali, sarà difficile colmare la carenza infermieristica che da anni caratterizza l’Italia con meno 53mila infermieri”, sottolinea la presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/07/02/posti-a-bando-lauree-decreto-mur/

 

 

“Ogni scuola italiana dovrebbe avere un infermiere per la gestione degli studenti ed una infermeria o almeno una area dove poter temporaneamente isolare e curare fino al successivo arrivo dei genitori o prima dell’invio in strutture sanitarie. La pratica infermieristica in ambito scolastico ha infatti lo scopo di proteggere e promuovere la salute degli studenti, per facilitarne lo sviluppo ottimale e contribuire al successo accademico”.

 

Ad avanzare la proposta è il presidente del Cnai (Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermere/i) Walter De Caro che, in una lettera a Quotidiano Sanità, ricorda di avere “sempre sostenuto la necessità della presenza dell’infermiere scolastico tanto da aver consentito l’attivazione dell’infermiere scolastico, con un progetto di grande successo del Nucleo Cnai Ravenna, finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna realizzato in collaborazione con altri soggetti, come l’Ausl e il Lions Club Dante Alighieri) a partire dal 2015”.

 

“Sarebbe opportuno educare alla salute come elemento cardine, ed in questo periodo Covid-19 ad esempio insegnare ai bambini a lavarsi le mani, indossare mascherine, guanti; monitorare e gestire le sintomatologie febbrili e da raffreddamento, gestire le vaccinazioni, gestire eventuali ulteriori patologie o effettuare il primo soccorso a livello scolastico è ora più critico che mai”.

 

Per De Caro “il successo di questa iniziativa in Italia è tra le buone pratiche da seguire e da riverberare in tutte le regioni. Avere infermieri scolastici sarebbe un investimento valido non solo per il Covid-19 ma per il futuro, al pari dell’investimento che si sta attuando nell’infermieristica di famiglia”.

 

Per approfondimenti: http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=86972