OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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I pilastri di una comunicazione efficace sono la veridicità, la coerenza e la gradualità. Anche quando si deve comunicare con i familiari di pazienti in completo isolamento a causa del Covid-19. Le società Aniarti, Siaarti, Sicp e Simeu hanno realizzato un documento destinato a tutte le istituzioni sanitarie che gestiscono le persone che hanno contratto il virus (in particolare quelli in una condizione clinica instabile) e ha lo scopo di aiutare il team di assistenza a comunicare con le famiglie che vivono in completo isolamento dal paziente.

 

Il documento invita gli operatori sanitari a fornire informazioni comprensibili sulla malattia e le opzioni terapeutiche; a ottenere informazioni sulle aspettative dei parenti riguardo alla malattia e sui valori del paziente e scelte; a mostrare empatia e partecipazione (attraverso un linguaggio non tecnico e con un atteggiamento che è né troppo distaccato né eccessivamente emotivo); a consentire ai parenti di esprimere le proprie emozioni; a prevenire equivoci e conflitti con il team di assistenza.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/04/19/aniarti-siaarti-sicp-simeu-documento-congiunto-covid/

 

L’80,4 per cento dei giovani che si laurea in professioni sanitarie infermieristiche trova lavoro dopo appena un anno dal conseguimento del titolo di studio. Lo afferma una ricerca portata avanti da AlmaLaurea che ha analizzato i dati dei laureati di I livello: 10.760 del 2018 e 7466 del 2017, intervistati a un anno dal titolo.

 

La maggior parte di loro sono donne (73,2 per cento, a fronte del 26,8 di uomini). Il 4,4 per cento sono cittadini stranieri. Il 15,9 degli studenti proviene da famiglie in cui almeno un genitore è laureato, mentre per l’82,7 per cento nessuno dei due genitori ha un titolo di laurea.

 

Coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la laurea sono l’81 per cento. Il 18,3 degli occupati ha intrapreso il lavoro autonomo, il 20,5 è stato assunto con un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato; predominante, 55,5, il lavoro non standard (prevalentemente contratti alle dipendenze a tempo determinato).

 

La retribuzione mensile netta è di 1.356 euro. Il 21,3 per cento lavora nel settore pubblico e il 68,9 in quello privato. L’utilizzo delle competenze acquisite all’università è elevato nel 79,6 per cento dei casi, mentre la formazione professionale acquisita all’università è ritenuta molto adeguata nell’85,5 per cento dei casi. Per il 92,9 la laurea è richiesta dalla legge per lo svolgimento dell’attività lavorativa, rivelandosi, quindi, molto efficace o efficace nel lavoro svolto per il 94,7 per cento degli occupati.

 

 

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/07/almalaurea-infermieri-covid-chi-e/

 

 

Anno mondiale dell’Infermiere, Giornata internazionale dell’infermiere, bicentenario della nascita di Florence Nightingale. La pandemia ha fermato le presenze fisiche a questa tripla celebrazione – che sarà comunque recuperata appena la situazione lo consentirà – ma non la Fnopi che ha onorato on line la ricorrenza del 12 maggio, contando sul web e sui social, per diffondere, nel corso della giornata, numerosi contenuti inediti dedicati alla professione.

 

Tanti i contributi: da un inedito video animato sul rapporto che lega Florence all’Italia, all’interpretazione dei suoi più celebri aforismi; dalle testimonianze degli infermieri in prima linea nella lotta a Covid-19, agli interventi istituzionali delle autorità coinvolte dalla Federazione nelle celebrazioni che avrebbero dovuto tenersi nel capoluogo toscano, città natale di Florence, da cui ha tratto il nome.

 

“Mai come in questo periodo è necessario guardare al passato per farne tesoro e costruire un futuro migliore – spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli -. La pandemia ci ha insegnato che occorre studiare dati, lavorare su evidenze scientifiche, agire di comune accordo con metodo e professionalità. Sono tutte intuizioni già presenti nel pensiero e nelle opere di Florence che, oltre ad essere la madre di tutti noi infermieri, è stata una fine statistica, tanto che all’estero la ricordano come colei che ha ridotto la mortalità per malattie dei soldati nella guerra di Crimea dal 47 al 2 per cento. Quello che, per analogia, ci auguriamo possa accadere nell’emergenza Covid-19”.

 

Il musicista sardo Paolo Fresu ha regalato agli infermieri un brano inedito, intitolato “Perfetta”, proprio in onore di Florence, che ha chiuso idealmente la trasmissione.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/10/giornata-dellinfermiere-florence-nightingale-web/

 

 

Non servono nuove leggi e nuove programmazioni: tutte le soluzioni per la Fase 2 di Covid-19 sono nel Patto per la Salute 2019-2021, approvato in Stato-Regioni a fine 2019 e che per la pandemia non ha fatto ancora in tempo a essere del tutto applicato. Nel Patto c’è l’infermiere di famiglia/comunità (IFeC), una figura che l’Oms ha già descritto e introdotto fin dal 2000, ma che nel nostro Paese per ora è solo ufficiale sulla carta e non attuata ovunque. In Italia, secondo le stime della Fnopi, servono circa ventimila infermieri di famiglia, di cui 595 in Sardegna (e 298 immediatamente per questa Fase 2).

 

Nelle regioni dove tale ruolo è a pieno regime (poche per il momento e in molte ancora in fase di sperimentazione) l’infermiere di famiglia/comunità è rilevante a partire da una risposta immediata e tempestiva alle esigenze della popolazione, che per questo si rivolge al servizio di Pronto Soccorso in modo più appropriato (in un triennio il Friuli Venezia Giulia ha ridotto i codici bianchi di circa il 20 per cento).

 

L’infermiere di famiglia/comunità è garanzia anche della continuità assistenziale. Se tale figura fosse già stata istituita avremmo avuto una rete adeguata per gran parte delle funzioni assegnate alle Usca per Covid 19 che, ad ogni buon conto, dovrebbero essere formalizzate – come già accade in alcune Regioni come la Toscana – già come micro-équipe medico infermieristiche.

 

“Ci rendiamo conto che ventimila nuovi infermieri introdotti nel sistema da subito non sono pochi – commenta la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – ma utilizzando ad esempio anche i liberi professionisti e comunque forme di partecipazione che decideranno Governo e Regioni, l’istituzione di questa nuova figura in modo omogeneo ovunque, almeno per la metà degli organici necessari, rappresenta una vera e propria arma in più per fare fronte nella Fase 2 all’emergenza Covid-19”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/04/27/covid19-assistenza-territorio-infermiere-famiglia-e-comunita/