OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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In attesa dell’istituzione dell’infermiere di famiglia, non mancano le sperimentazioni che consentiranno di testare una situazione molto simile a quella che si vuole raggiungere. Grazie ad un accordo firmato nelle settimane scorse tra Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, e Angelo Tanese, Direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Roma 1, nella Asl della capitale (e in futuro nelle diocesi di alba in Piemonte e di Tricarico in Calabria) nascerà “l’infermiere di parrocchia”.

 

Ma come funzionerà questa novità? Dopo aver raccolto richieste e bisogni, un referente di pastorale della salute della diocesi condividerà infatti i dati con il professionista della salute, che si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste. In questo modo si accorceranno le distanze tra quanti non riescono a intercettare i servizi messi a disposizione dello Stato.

 

“Il progetto si propone di ascoltare, informare e orientare le persone all’interno della rete dei servizi socio-sanitari territoriali delle aziende sanitarie locali – si legge nel testo dell’accordo – facilitare i percorsi di accesso alle cure o all’assistenza, interfacciandosi con i distretti sanitari e i vari servizi territoriali di prossimità; intercettare gli ‘irraggiunti’ e favorirne il contatto con la rete; favorire azioni di promozione della salute e del benessere della comunità”.

 

Per approfondimenti:

https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=76228

 

 

 

Sono ben 22 mila gli infermieri che andranno presto in pensione grazie all’applicazione di Quota 100. “In questo modo la carenza di professionisti arriverà a 76 mila unità, e con meno infermieri sul campo aumenta il rischio di salute” sottolinea il portavoce di Fnopi Tonino Aceti. In Sardegna alla carenza di 4540 infermieri si aggiungeranno presto i 1382 che lasceranno il lavoro per effetto di Quota 100. In tutto, nella nostra isola mancheranno presto 5922 infermieri.

 

I calcoli sono stati effettuati dal Centro studi Fnopi, secondo cui potenzialmente gli infermieri che avrebbero potenzialmente diritto ad andare in pensione da subito con Quota 100 sono 75 mila, ma le penalizzazioni del sistema (limitazioni sulla libera professione, divieto di cumuli, taglio calibrato sul livello di contribuzione) dovrebbero portare un numero molto più basso di infermieri ad uscire, pari a 22 mila persone su un totale di 280 mila infermieri del Servizio sanitario nazionale.

 

“A questi 22 mila – sottolinea il portavoce di Fnopi Tonino Aceti – vanno aggiunti 11.500 che escono per normale pensionamento, quindi si arriva a 33.500 infermieri in meno sul campo”. Questo significa, dice, che “aggiunti ai professionisti che già mancavano si arriva ad una carenza di 76 mila infermieri”.

 

“Le Regioni maggiormente in sofferenza sono quelle del Sud”, quelle in piano di rientro. Con un minor numero di infermieri sul campo, aumenta ovviamente il rischio per la salute dei malati.

 

Per approfondimenti

https://www.nurse24.it/dossier/pubblico-impiego/quota-100-allarme-fnopi-carenza-infermieri-sale-76mila-unita.html

 

Gli over 65 nel nostro paese superano ormai i 13,6 milioni e la maggior parte ha bisogni di salute. Non solo: guardando in prospettiva, l’Italia si confermerà sempre di più uno dei paesi più vecchi dell’Ue. Nel 2028, tra la popolazione della classe di età 45-74 anni, gli ipertesi saranno infatti 7 milioni, quelli affetti da artrosi/artrite 6 milioni, i malati di osteoporosi 2,6 milioni, i malati di diabete circa 2 milioni e i malati di cuore più di 1 milione. Inoltre, tra gli italiani ultra 75enni 4 milioni saranno affetti da ipertensione o artrosi/artrite, 2,5 milioni da osteoporosi, 1,5 milioni da diabete e 1,3 milioni da patologie cardiache.

 

I dati sono stati commentati lo scorso 22 agosto al Meeting Salute di Rimini 2019 dal consigliere Fnopi Cosimo Cicia.

 

Secondo le rilevazioni del ministero della Salute, in un anno sono stati trattati poco meno di un milione di casi di assistenza domiciliare integrata, di cui nell’82,3 er cento dei casi si è trattato di anziani. Il dato positivo, secondo Cicia, è che di questi casi se ne sono occupati in media per 12 ore (anche se solo con una media di 16 accessi l’anno) gli infermieri, contro le 3 ore medie sia di tempo dedicato che di accessi delle altre figure professionali sanitarie: quattro volte e oltre di più quindi.

 

Anche per questo, come evidenzia una ricerca Fnopi, la priorità per il futuro è per quasi l’80% degli italiani l’istituzione della figura dell’infermiere sul territorio, analoga a quella del medico di medicina generale: l’infermiere di famiglia. Una figura molto apprezzata da tutti e su cui sono presenti due recenti proposte di legge in Parlamento, che rende ottimale l’assistenza in un settore chiave per ridurre l’utilizzo improprio dell’ospedale.

 

Questi professionisti, oltre a dare assistenza ai pazienti, possono facilitare il percorso tra le strutture ospedaliere, le strutture territoriali e, sul territorio, tra i medici di famiglia e gli altri attori dell’assistenza e coordinare le attività assistenziali a livello territoriale e domiciliare. Tra gli obiettivi c’è la riduzione delle ospedalizzazioni evitabili e il ricorso improprio al pronto soccorso a favore dei pazienti. Anziani in testa ovviamente.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/assistenza-agli-anziani-servono-piu-infermieri-sul-territorio-li-chiedono-gli-over-65-e-le-famiglie-id2716.htm

 

https://www.avvenire.it/economia/pagine/fnopi-infermiere-di-famiglia-una-figura-richiesta-dal-territorio

 

 

 

L’infermiere del futuro? Non più solo dedicato alle esigenze di reparto e di azienda, ma specializzato secondo canoni che Fnopi sta mettendo a punto con i ministeri di Salute e Università e su cui presto si confronterà con le Regioni. È quanto è emerso al Meeting Salute di Rimini 2019, tenutosi dal 19 al 24 agosto e a cui sono intervenuti anche la presidente della Fnopi Barbara Mangiacavalli e il consigliere-tesoriere Giancarlo Cicolini.

 

“Occorre stratificare le competenze specialistiche sia nei modelli organizzativi che negli incardinamenti normativi e contrattuali”, ha detto la presidente Mangiacavalli. Un modo nuovo quindi di fare assistenza, che ricalca quanto già accade nei paesi maggiori partner europei come Inghilterra, Spagna, Germania e Francia, con cui tra l’altro è aperto lo scambio di professionisti.

 

“L’infermiere che ha acquisito competenze avanzate esercita la sua attività con ampia autonomia, contribuisce allo sviluppo della professione attraverso la formazione e la ricerca, è agente di cambiamento. E le competenze specialistiche avanzate, lo hanno ampiamente dimostrato gli studi internazionali, contribuiscono a migliorare gli esiti clinici”, spiega Mangiacavalli.

 

Tutto questo poi prevede l’infungibilità della specializzazione, cioè chi è specialista in una branca non può essere utilizzato per un’altra. Si tratta, in analogia con altri professionisti della salute, di riconoscere all’infermiere specialista il suo ruolo, le sue capacità e le sue funzioni all’interno dei meccanismi dell’assistenza.

 

“Gli obiettivi di tutto questo – spiega Giancarlo Cicolini, del Comitato centrale della Fnopi – sono di mantenere la continuità dell’assistenza e l’applicazione dei percorsi clinico-assistenziali, garantire appropriatezza dei trasferimenti nelle diverse aree di intensità, migliorare i percorsi di dimissione dei pazienti, integrare al massimo ospedale e territorio, utilizzare in modo razionale le risorse rispetto alla tipologia di paziente e al suo piano di dimissione, valutare i pazienti proposti per il trasferimento da altre unità operative ad altre aree”.

 

 

Per approfondimenti e per vedere il video integrale degli interventi:

http://www.fnopi.it/attualita/l-infermiere-di-domani-specialista-manager-e-garante-della-continuita-dell-assistenza-tra-ospedale-e-territorio-id2713.htm