OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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L’Istituto Superiore di Sanità ha stilato un rapporto per fornire ai professionisti sanitari e ai caregiveruno strumento con tutte le indicazioni per assistere le persone con demenza durante l’emergenza Coronavirus, sia a casa sia nelle strutture socio sanitarie.

 

Secondo il rapporto “Indicazioni ad interim per un appropriato sostegno alle persone con demenza nell’attuale scenario della pandemia di Covid-19”, a casa è importante seguire approfonditamente le misure di igiene e, se il caregiver è straniero, assicurarsi che le informazioni siano state correttamente recepite. Oltre alle misure di igiene è sempre necessario indossare la mascherina chirurgica quando ci si avvicina alla persona cui si presta assistenza.

 

I caregiver di persone con demenza possono essere esentati dall’uso della mascherina qualora ciò interferisse nell’interagire con la persona di cui ci si prende cura. Anche persona con demenza può essere esentata dall’uso della mascherina. È necessario, inoltre, limitare le visite a casa da parte di altre persone se non strettamente necessario.

 

Per quanto riguarda le strutture socio sanitarie, tutti gli operatori, interni ed esterni, sono tenuti ad effettuare il monitoraggio della temperatura corporea prima dell’inizio del turno lavorativo e l’attività di triage per gli utenti va potenziata attraverso l’alleanza medico/caregiver.

 

Scarica qui il rapporto Indicazioni ad interim per un appropriato sostegno alle persone con demenza nell’attuale scenario della pandemia di COVID-19.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/10/29/demenze-infermieri-casa-rsa/

 

 

Sono circa 1500 gli infermieri deceduti in 44 paesi a causa della pandemia, una cifra che salirebbe a ventimila in tutto il mondo stimando anche gli operatori sanitari. Lo afferma l’ultima analisi dell’International Council of Nurses. Ad agosto gli infermieri deceduti erano 1097. Per l’amministratore delegato di Icn Howard Catton “il fatto che durante questa pandemia siano morte tante infermiere quante ne sono morte durante la prima guerra mondiale è scioccante”.

 

“Il 2020 è l’Anno Internazionale dell’Infermiera e dell’ostetrica e il 200° anniversario della nascita di Florence Nightingale, e sono sicuro che sarebbe stata immensamente rattristata e arrabbiata per questa mancanza di dati” ha proseguito.

 

“Florence ha dimostrato durante la guerra di Crimea come la raccolta e l’analisi dei dati possono migliorare la nostra comprensione dei rischi per la salute, migliorare le pratiche cliniche e salvare vite umane, e questo include infermieri e operatori sanitari. Se fosse viva oggi, i leader mondiali avrebbero la sua voce che risuonerebbe nelle loro orecchie dicendo che devono proteggere le nostre infermiere. C’è un abisso tra le parole calorose e i riconoscimenti e l’azione che deve essere intrapresa”.

 

Per Catton “gli infermieri avranno un ruolo importante da svolgere in ciò che viene dopo il Covid. La nostra esperienza e i dati che abbiamo significa che abbiamo una voce molto potente e legittima che dobbiamo usare per influenzare i sistemi sanitari del futuro. Quando tutto questo sarà finito, non dobbiamo mai più dare per scontato i nostri sistemi sanitari e dobbiamo investire molto di più su di essi e sui nostri operatori sanitari”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/10/28/icn-infermieri-deceduti-1500/

“Sapevamo della seconda ondata e dovevamo lavorare affinché il Servizio sanitario nazionale non lasciasse indietro nessuno, come è purtroppo accaduto in primavera. Del resto, il tempo lo abbiamo avuto. E invece ci risiamo, con la differenza che questa volta alle difficoltà attuali di accesso, dovute all’ondata in atto, si andranno a sommare anche le prestazioni sospese in primavera e non ancora recuperate”. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, che si chiede che fine hanno fatto i piani operativi delle regioni per recuperare le liste di attesa.

 

Per Aceti “va riconosciuto al ministro Speranza il suo impegno per lo stanziamento di circa mezzo miliardo di euro volto al recupero di quelle prestazioni prenotate e poi rinviate. Ma ora che il problema si sta riproponendo, la domanda obbligatoria da porre subito a tutti quelli che, ai diversi livelli, hanno una responsabilità di governo del Servizio sanitario nazionale è: tutte le prestazioni sospese e rinviate durante il lockdown alla fine, almeno queste, sono state recuperate? Le risorse stanziate dal Governo sono state utilizzate da tutte le regioni? Del resto è un obiettivo preciso stabilito dal Decreto Agosto”.

 

“Quindi, i piani operativi regionali avrebbero dovuto essere inviati ai ministeri competenti entro e non oltre metà settembre, praticamente circa un mese e mezzo fa. A che punto siamo? Quante sono le regioni che hanno provveduto? Tutte domande sulle quali, vista la situazione che stiamo vivendo, c’è bisogno del massimo livello di trasparenza”.

 

Per Aceti “si rischia di vanificare lo sforzo sostenuto per lo stanziamento di risorse, e soprattutto, cosa più importante, di farne pagare il prezzo ancora una volta ai pazienti. Il Ssn non può permettersi più un nuovo lockdown dei servizi sanitari per i pazienti non Covid-19, soprattutto quelli in condizione di fragilità. Loro non possono aspettare che passi il Covid-19!”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/10/27/pazienti-non-covid-liste-di-attesa-piani-regionali/

“Le nuove caratteristiche epidemiologiche della popolazione, le nuove fragilità e la necessità di fare fronte alla pandemia, richiedono un modello assistenziale orientato verso un’offerta territoriale che valorizzi un approccio più focalizzato sulla vita quotidiana della persona”. Lo ha ha spiegato in audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato Nicola Draoli, componente del Comitato centrale della Fnopi.

 

Secondo Draoli è necessario anticipare i bisogni dei pazienti e seguirli in maniera continuativa lungo tutto il percorso assistenziale, con una sanità di iniziativa integrata con i servizi sociali e l’assistenza primaria deve essere distribuita all’interno di un sistema più ampio e articolato su più professionalità, come reso noto anche nella Dichiarazione di Astana che ha sostituito quella di Alma Ata.

 

“Per ottenere questi risultati – ha aggiunto – dovrebbe essere previsto un modello di rete territoriale, basato su competenze multidisciplinari che abbiano ognuna proprie responsabilità e autonomia di gestione della persona assistita, secondo le caratteristiche della professione svolta, in modo di consentire l’educazione alla salute, la prevenzione, l’assistenza e il soddisfacimento dei bisogni, il controllo celle condizioni dell’individuo per evitare processi di malattia, aggravamento e/o complicanze rispetto a situazioni di fragilità, h24 sul territorio e in grado di far fronte alle esigenze via via presenti per fronteggiare la pandemia.  Per raggiungere questo obiettivo le persone devono avere a disposizione non decine di servizi slegati tra loro ma professionisti di fiducia e di riferimento che siano punto di riferimento per ricompattare i servizi per i cittadini”.

 

Per il rappresentante della Fnopi sono quattro le necessità prioritarie: l’avvio di un monitoraggio sull’attuazione delle previsioni del Decreto Rilancio per procedere velocemente con assunzioni e operatività dell’infermiere di famiglia/comunità in tutte le regioni; l’aumento delle assunzioni di infermieri sul territorio per migliorare l’attuale rapporto tra infermieri di famiglia e bacino d’utenza; la previsione dell’operatività degli infermieri in farmacia per le vaccinazioni; l’allocazione degli infermieri nelle scuole per la sorveglianza necessaria.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/10/21/medicina-del-territorio-infermieri-chiavi-di-unassistenza-efficace/