OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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Il ministero della Salute ha inviato a tutti i componenti della task force sul Coronavirus quattro scenari per i mesi autunnali e altrettante azioni possibili con le indicazioni per il livello centrale e le Regioni.

 

Gli scenari, in termini di impatto sul sistema sanitario, dipenderanno molto da alcune incognite, quali la trasmissibilità del virus a fine estate, la sua trasmissibilità nelle scuole, il grado di accettazione delle misure igienico-sanitarie e comportamentali per la prevenzione della trasmissione del virus da parte della popolazione generale, e la capacità di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo.

 

Un altro aspetto importante da considerare secondo il documento riguarda l’età media dei casi. Recentemente è stata osservata un’importante decrescita dell’età media, con relativamente poche nuove ospedalizzazioni da Covid 19. Non è al momento chiaro, secondo il ministero e l’Iss, se questo è un fenomeno che può protrarsi nel tempo o è semplicemente dovuto al basso livello di circolazione attuale, che permette di mantenere protette le categorie a rischio, ad esempio gli anziani.

 

Alla luce di queste incognite, i possibili scenari nelle diverse regioni che si prospettano per l’autunno possono essere così schematizzati.

 

1 – Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto ad oggi, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza.

 

2 – Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1.25, nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione con misure di contenimento/mitigazione straordinarie già utilizzate con successo nelle prime fasi.

 

3 – Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1.25 e Rt=1.5 ed in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione.

 

4 – Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1.5 nel suo intervallo di confidenza inferiore per periodi lunghi (almeno 1 mese). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. A questo proposito, verranno valutate anche le misure già adottate con successo nella fase più intensa dell’epidemia, proporzionate alla gravità della situazione contingente.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/11/autunno-e-covid-19-i-quattro-scenari-di-salute-e-iss/

 

La riapertura delle scuole è una priorità assoluta ma deve avvenire con una organizzazione in grado di prevenire e assistere eventuali problemi degli alunni che riprenderanno le lezioni a settembre, siano essi legati alla pandemia o no. E per farlo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha messo a punto un documento con precise indicazioni valide per tutti e che prevede anche l’utilizzo di infermieri scolastici.

 

Secondo il documento, lo staff delle scuole deve includere queste figure professionali che non servono solo alla prevenzione di Covid 19, ma anche al controllo dei bambini con problemi di cronicità, diabetici, asmatici, epilettici ecc., compito questo che fa già parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica a cui si aggiunge ora la indispensabile tutela della salute nella pandemia.

 

Per il Centro, se una scuola è servita da un professionista sanitario (e fa l’esempio proprio dell’infermiere scolastico), questo dovrebbe avere accesso a dispositivi di protezione individuale appropriati e aver ricevuto formazione per il loro uso rispetto a sintomi compatibili con Covid 19.

 

“Il riorientamento dell’offerta assistenziale per garantire efficaci strategie preventive e pro-attive deve garantire la continuità assistenziale” spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli. “L’equilibrio si ottiene definendo nuove regole organizzative e delineando attitudini professionali, competenze trasversali degli attori del sistema”.

 

“Come Federazione siamo a disposizione di Governo e Regioni per disegnare nuovi modelli di assistenza che vadano in questo senso e che garantiscano, grazie all’uso appropriato di tutte le professionalità, la salute e la prevenzione ai cittadini” conclude Mangiacavalli.

 

Per approfondimenti e per scaricare il documento“ Covid 19 nei bambini e ruolo degli ambienti scolastici nella trasmissione di Covid 19”: https://www.fnopi.it/2020/08/20/scuole-riapertura-infermiere-scolastico/

In vista della riapertura delle scuole, Oms e Unicef hanno messo a punto una serie di domande e risposte per l’utilizzo da parte dei bambini di maschere per contrastare il Covid 19.

 

Secondo l’Oms ai bambini di età pari o inferiore a 5 anni non dovrebbe essere richiesto di indossare maschere. Ciò si basa sulla sicurezza e sull’interesse generale del bambino e sulla capacità di utilizzare in modo appropriato una maschera con l’assistenza minima.

 

L’Oms e l’Unicef consigliano che la decisione di utilizzare maschere per bambini di età compresa tra 6 e 11 anni dovrebbe essere basata sui seguenti fattori.

 

– Se c’è una trasmissione diffusa nell’area in cui risiede il bambino.

 

– La capacità del bambino di utilizzare in modo sicuro e appropriato una maschera.

 

– Accesso alle maschere, nonché riciclaggio e sostituzione di maschere in determinati contesti (come scuole e servizi di assistenza all’infanzia).

 

– Adeguata supervisione di un adulto e istruzioni al bambino su come indossare, togliere e indossare in sicurezza le maschere.

 

– Potenziale impatto dell’uso di una maschera sull’apprendimento e sullo sviluppo psicosociale, in consultazione con insegnanti, genitori, tutori e/o operatori sanitari.

 

– Impostazioni e interazioni specifiche che il bambino ha con altre persone ad alto rischio di sviluppare malattie gravi, come gli anziani e quelli con altre condizioni di salute sottostanti.

 

L’Oms e l’Unicef consigliano ai bambini di età pari o superiore a dodici anni di indossare una maschera nelle stesse condizioni degli adulti, in particolare quando non possono garantire una distanza di almeno un metro dagli altri e vi è una trasmissione diffusa nella zona.

 

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/23/bambini-mascherine-oms-unicef/

 

“Il via libera definitivo del Parlamento alla legge contro laviolenza sugli operatori sanitarirappresenta un doppio segnale di civiltà: il primo verso i cittadini, il secondo verso gli operatori che ora hanno una forma di tutela in più per un lavoro che fino a ieri nella pandemia li ha fatti definire ‘eroi’, ma che già oggi comincia a essere al centro di nuove violenze”. È questo il commento di Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, al via libera al Senato nel testo già approvato dalla Camera alla legge sulla sicurezza degli operatori sanitari.

 

Ogni anno circa cinquemila infermieri subiscono violenze fisiche o verbali: 13-14 al giorno. Secondo una ricerca dell’Università di Tor Vergata di Roma, l’89,6 per cento degli infermieri è stato vittima di violenza fisica/verbale/telefonica o di molestie sessuali dagli utenti sui luoghi di lavoro. In base ai dati si può dire che circa 240mila infermieri su 270mila dipendenti durante la loro vita lavorativa abbiano subito una qualche forma di violenza, sia pure solo una aggressione verbale. Di tutte le aggressioni (secondo l’Inail) il 46 per cento sono a infermieri e il 6 a medici (gli infermieri sono i primi a intercettare i malati al triage, a domicilio, e quindi quelli più soggetti).

 

“Per la nostra Federazione è estremamente positivo ad esempio che si sia voluto mettere ancora di più in rilievo il ruolo dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Un aspetto per noi importante è anche l’istituzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari,che ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza a una cultura che condanni ogni forma di violenza” conclude Mangiacavalli.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/05/legge-antiviolenza-approvazione-finale/