OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“Il futuro dell’assistenza sanitaria di base riguarderà nuovi modelli di assistenza diversi da quello basato sul singolo medico che lavora isolato rispetto ad una rete di servizi”. Lo afferma l’Ocse nel suo report Realising the Potential of Primary Health Care, secondo cui il futuro delle cure primarie dovrà essere basato su team multiprofessionali composti da medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari della comunità, dotati di tecnologia digitale e perfettamente integrati con servizi di assistenza specializzati.

 

Ma per fare tutto ciò l’Ocse segnala la necessità di nuovi investimenti “per incoraggiare l’assistenza sanitaria di base a lavorare in team e concentrarsi sulla prevenzione e la continuità delle cure, in particolare per i pazienti con malattie croniche”.

 

Secondo l’Organizzazione internazionale occorre dunque creare “nuove configurazioni di assistenza, che ospitano più professionisti con competenze avanzate e che lavorano in gruppo, supportati dalla tecnologia digitale per consentire un coordinamento delle cure”. Per quanto riguarda l’Italia viene citato il modello delle Uccp (Case della Salute).

 

Per l’Ocse tutto ciò è fondamentale anche “alla luce della pandemia Covid-19 che ha accelerato l’implementazione di innovazioni promettenti nell’assistenza sanitaria primaria per giungere una trasformazione a livello di sistema delle cure”.

 

Oltre che a garantire cure migliori questo sistema comporterà anche ad una diminuzione dei ricoveri inappropriati al Pronto soccorso. “Finora – rileva l’Ocse -, l’assistenza sanitaria di base non ha sempre avuto successo nel tenere le persone fuori dagli ospedali”. Il report stima che in Italia un ricovero su cinque in Pronto soccorso sia inappropriato.

 

In questo quadro l’Organizzazione propone di potenziare il ruolo di infermieri e farmacisti per “ridurre il carico di lavoro dei medici di base, senza compromettere la qualità dell’assistenza e la soddisfazione del paziente soddisfazione”.

 

Per aggiornamenti: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=86198

Ci sono anche tre infermiere tra i cittadini che il Capo dello stato Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica, italiani che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus.

 

Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.

 

Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.

 

Francesca Leschiutta, coordinatrice infermieristica della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (in provincia di Pordenone), che, insieme agli altri dipendenti e al direttore della Casa di riposo, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.

 

I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/03/mattarella-cavalieri-del-lavoro-tre-infermieri/

 

 

Ci sono anche due infermieri italiani tra i professionisti della sanità di tutto il mondo che il New York Times ha voluto celebrare: sono Ilaria Sommonte e Gabriele Somma, entrambi napoletani.

 

Ilaria Sommonte, che lavora in un ospedale di Napoli, ricorda che quando il Coronavirus è apparso in Cina non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato anche in Italia. “Pensavo di essere una persona debole. Ora ho scoperto di avere una forza e un coraggio che vanno oltre ogni mia aspettativa”.

 

Gabriele Somma, anche lui infermiere a Napoli, racconta invece di un paziente, arrivato in ospedale con i sintomi del Coronavirus. L’uomo li ha pregati di non mandarlo in terapia intensiva, così i sanitari gli hanno somministrato il Tocilizumab, farmaco anti-artrite i cui effetti benefici sulla Covid sono stati scoperti proprio a Napoli dall’oncologo Paolo Ascierto.

 

 

Per approfondimenti: https://napoli.fanpage.it/covid-il-new-york-times-celebra-medici-e-infermieri-di-tutto-il-mondo-ci-sono-anche-3-napoletani/

 

 

Il 92,7 per cento degli italiani ritiene positivo potenziare il numero e il ruolo degli infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale e il 91,4 degli italiani ritiene l’infermiere di famiglia o di comunità una soluzione per potenziare le terapie domiciliari e riabilitative e la sanità di territorio, fornendo così l’assistenza necessaria alle persone non autosufficienti e con malattie croniche. Lo afferma una ricerca portata avanti dal Censis per conto della Fnopi e presentata lo scorso 5 giugno nel corso del webinar “Fase2: Investire negli infermieri per garantire più Salute e innovare il Ssn”. Durante l’incontro la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli si è confrontata con parlamentari e associazioni.

 

Secondo la ricerca, il 51,2 per cento degli italiani è convinto che l’introduzione della figura professionale dell’infermiere di famiglia o di comunità faciliterebbe la gestione dell’assistenza, migliorando la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari. Il 47,7 pensa che darebbe loro sicurezza e maggiore tranquillità. Il 22,7 per cento ritiene che innalzerebbe la qualità delle cure. Sono i numeri di un ampio e trasversale apprezzamento per una figura strategica per garantire quella sanità territoriale resa ineludibile dall’esperienza del Covid-19.

 

L’idea che più infermieri miglioreranno la sanità, a cominciare da quella territoriale, è anche l’esito di un legame profondo e consolidato dei cittadini con gli infermieri. Il 91% degli italiani ha molta o abbastanza fiducia negli infermieri.

 

Non solo: l’83 per cento degli italiani incoraggerebbe un figlio, parente o amico che volesse intraprendere la professione dell’infermiere. L’infermiere è oggi una professione che piace a tutti, dai giovani agli anziani.

 

“I cittadini – sottolinea Tonino Aceti, portavoce Fnopi e moderatore del webinar – hanno chiara la strada che deve imboccare il Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto ora con l’esperienza Coronavirus: investire molto di più sulla professione infermieristica esaltando lo sviluppo delle loro competenze e riconoscendogli nuove responsabilità, a partire dalla figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, ma anche intervenendo sulle profonde carenze di organici con le quali gli infermieri fanno i conti.

 

IN ALLEGATO LA RICERCA CENSIS-FNOPI

 

La registrazione del webinar:

https://youtu.be/aNl7TLOnetg?t=20