OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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Ci sono anche tre infermiere tra i cittadini che il Capo dello stato Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica, italiani che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus.

 

Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.

 

Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.

 

Francesca Leschiutta, coordinatrice infermieristica della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (in provincia di Pordenone), che, insieme agli altri dipendenti e al direttore della Casa di riposo, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.

 

I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/03/mattarella-cavalieri-del-lavoro-tre-infermieri/

 

 

Ci sono anche due infermieri italiani tra i professionisti della sanità di tutto il mondo che il New York Times ha voluto celebrare: sono Ilaria Sommonte e Gabriele Somma, entrambi napoletani.

 

Ilaria Sommonte, che lavora in un ospedale di Napoli, ricorda che quando il Coronavirus è apparso in Cina non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato anche in Italia. “Pensavo di essere una persona debole. Ora ho scoperto di avere una forza e un coraggio che vanno oltre ogni mia aspettativa”.

 

Gabriele Somma, anche lui infermiere a Napoli, racconta invece di un paziente, arrivato in ospedale con i sintomi del Coronavirus. L’uomo li ha pregati di non mandarlo in terapia intensiva, così i sanitari gli hanno somministrato il Tocilizumab, farmaco anti-artrite i cui effetti benefici sulla Covid sono stati scoperti proprio a Napoli dall’oncologo Paolo Ascierto.

 

 

Per approfondimenti: https://napoli.fanpage.it/covid-il-new-york-times-celebra-medici-e-infermieri-di-tutto-il-mondo-ci-sono-anche-3-napoletani/

 

 

Il 92,7 per cento degli italiani ritiene positivo potenziare il numero e il ruolo degli infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale e il 91,4 degli italiani ritiene l’infermiere di famiglia o di comunità una soluzione per potenziare le terapie domiciliari e riabilitative e la sanità di territorio, fornendo così l’assistenza necessaria alle persone non autosufficienti e con malattie croniche. Lo afferma una ricerca portata avanti dal Censis per conto della Fnopi e presentata lo scorso 5 giugno nel corso del webinar “Fase2: Investire negli infermieri per garantire più Salute e innovare il Ssn”. Durante l’incontro la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli si è confrontata con parlamentari e associazioni.

 

Secondo la ricerca, il 51,2 per cento degli italiani è convinto che l’introduzione della figura professionale dell’infermiere di famiglia o di comunità faciliterebbe la gestione dell’assistenza, migliorando la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari. Il 47,7 pensa che darebbe loro sicurezza e maggiore tranquillità. Il 22,7 per cento ritiene che innalzerebbe la qualità delle cure. Sono i numeri di un ampio e trasversale apprezzamento per una figura strategica per garantire quella sanità territoriale resa ineludibile dall’esperienza del Covid-19.

 

L’idea che più infermieri miglioreranno la sanità, a cominciare da quella territoriale, è anche l’esito di un legame profondo e consolidato dei cittadini con gli infermieri. Il 91% degli italiani ha molta o abbastanza fiducia negli infermieri.

 

Non solo: l’83 per cento degli italiani incoraggerebbe un figlio, parente o amico che volesse intraprendere la professione dell’infermiere. L’infermiere è oggi una professione che piace a tutti, dai giovani agli anziani.

 

“I cittadini – sottolinea Tonino Aceti, portavoce Fnopi e moderatore del webinar – hanno chiara la strada che deve imboccare il Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto ora con l’esperienza Coronavirus: investire molto di più sulla professione infermieristica esaltando lo sviluppo delle loro competenze e riconoscendogli nuove responsabilità, a partire dalla figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, ma anche intervenendo sulle profonde carenze di organici con le quali gli infermieri fanno i conti.

 

IN ALLEGATO LA RICERCA CENSIS-FNOPI

 

La registrazione del webinar:

https://youtu.be/aNl7TLOnetg?t=20

 

La Fase 2 dell’emergenza Covid 19 è caratterizzata dalla riapertura di numerose attività che per oltre due mesi sono rimaste chiuse. Per spiegare come adeguarsi alla prevenzione del rischio Covid l’Istituto superiore di Sanità ha appena pubblicato un suo rapporto su sanificazione di superfici, ambienti e abbigliamento, utile anche in caso di richiesta di consigli agli infermieri da parte dei cittadini.

 

Il Rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento” fornisce indicazioni, basate sulle evidenze a oggi disponibili, in tema di trasmissione dell’infezione da Sars-CoV-2, di sopravvivenza del virus su diverse superficie di efficacia dei prodottiutilizzati per la pulizia e la disinfezione/sanitizzazione dei locali. Le indicazioni contenute nel documento considerano anche l’impatto ambientale e i rischi per la salute umana connessi al loro utilizzo.

 

Riguardo la stabilità nel tempo del virus Sars-CoV-2 su differenti superfici il rapporto fornisce una tabella di immediata fruizione dalla quale si evidenzia che sulla carta da stampa e velinale particelle virali infettanti sono state rilevate fino a 30 minuti dalla contaminazione; dopo 3 ore non sono più state rilevate.

 

Sul tessuto, invece la presenza di tali particelle è risultata più duratura nel tempo: sono state rilevate fino a 1 giorno dalla contaminazione e non più rilevate dopo 2 giorni.

 

Su banconote e vetrola presenza delle particelle virali infettanti è stata rilevata fino a 2 giorni dopo la contaminazione; non più rilevata dopo 4 giorni.

 

Più lungo l’intervallo di tempo su acciaio inox e plastica: le particelle virali infettanti sono state rilevate, infatti, fino a 4 giorni dalla contaminazione; non più rilevate dopo 7 giorni.

 

Testata anche la presenza delle particelle virali infettanti sulle mascherine chirurgiche: nello strato interno le particelle sono state rilevate fino a 4 giorni dalla contaminazione, dopo 7 giorni non sono state più rilevate; nello strato esterno invece le particelle virali sono risultate presenti fino a 7 giorni dalla contaminazione.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/19/rapporto-iss-sanificazione-linee-guida/