OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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Le mascherine dovrebbero essere indossate sempre nei luoghi pubblici, perché “forniscono una barriera per le goccioline potenzialmente infettive”. Lo afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un suo nuovo studio che ribalta quanto affermato in precedenza dalla stessa Oms.

 

In particolare, l’invito è rivolto anche agli operatori sanitari che non trattano pazienti Covid 19. Ciò significa, per esempio, che quando un medico fa un giro di reparto in cardiologia o nelle unità dicure palliativedove non ci sono pazienti confermati positivi al Covid 19, dovrebbe comunque indossare una mascherina.

 

Alle persone di età superiore ai 60 anni o quelle con patologie pregresse è consigliato di indossare una mascherina medica in situazioni in cui il distanziamento sociale non può essere mantenuto. Tutti gli altri devono indossare mascherine di tessuto a tre strati.

 

In secondo luogo, nelle aree con trasmissione in comunità, si consiglia alle persone di età pari o superiore a 60 anni di indossare una mascherina in situazioni in cui non è possibile l’allontanamento fisico.

 

In terzo luogo, l’Oms ha anche aggiornato la sua guida sull’uso delle maschere da parte del pubblico, consigliando governi di incoraggiare il grande pubblico a indossare le mascherine nei luoghi in cui vi è una trasmissione diffusa e l’allontanamento fisico è difficile, come sui trasporti pubblici, nei negozi o in altri ambienti chiusi o affollati.

 

Tuttavia, per l’Oms “le mascherine possono anche creare un falso senso di sicurezza, portando le persone a trascurare misure come l’igiene delle mani e l’allontanamento fisico”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/07/oms-mascherine-nuove-indicazioni/

 

L’etica spiegata a infermieri e cittadini: la Fnopi ha pubblicato in un ebook il Commentario, vero e proprio manuale d’uso delCodice deontologicoper gli infermieri. Il testo è anche un’interpretazione autentica per il cittadino degli impegni che gli infermieri prendono nei suoi confronti per garantire il suo benessere e la sua salute.

 

“La relazione professionista-cittadino, fondamentale per rispondere a bisogni di cura complessi in continua e rapida evoluzione – spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli nella prefazione al commentario– è uno degli elementi cardine del sistema salute”.

 

Chi soffre, spiega il commentario, chiede innanzitutto di essere creduto, e credere nella sofferenza fisica o morale di un altro non è sempre facile e immediato. Essere creduto nella sofferenza costituisce la porta per essere compreso e attraverso la comprensione si può dispiegare la possibilità di instaurare un rapporto di fiducia che consenta di essere aiutato.

 

Poi il rispetto. È l’elemento costitutivo del rapporto tra l’Infermiere e la persona. Vi è rispetto quando si “riconosce” l’altro, i suoi diritti, silenzi, stati emotivi; le sue volontà, sensazioni, paure, e quelli dei suoi cari. Solo attraverso questo rispetto può nascere la fiducia nel rapporto, che è uno dei fattori di qualità della dinamica infermiere-persona.

 

Ma la Fnopi non si ferma al Commentario. È la prima pietra di una nuova collana di ebook gratuiti che la Federazione pubblicherà periodicamente e che per ora, fino all’inizio del 2021, prevede altri argomenti importanti per l’assistenza: un vademecum per la libera professione infermieristica, le specializzazioni infermieristiche, la simulazione in formazione (l’utilizzo cioè della tecnologia per l’apprendimento), le specializzazioni, l’infermiere di famiglia e di comunità e altri.

 

A QUESTO LINK IL COMMENTARIO AL CODICE DEONTOLOGICO DEGLI INFERMIERI

“Il potenziamento e l’innovazione dell’assistenza sul territorio soprattutto grazie all’investimento sui servizi infermieristici distrettuali, con i 9600 infermieri che entreranno nel 2020, e l’introduzione strutturale dell’infermiere di famiglia e comunità, è davvero il valore aggiunto che i deputati hanno dato con i loro emendamenti segnalati al decreto Rilancio”.

 

Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, sottolinea l’importanza che già alla Camera (dove la Commissione Affari sociali deve esprimere il suo parere rispetto alle misure sanitarie del decreto), si aprano le porte al nuovo modello di assistenza sul territorio,finora assolutamente carente, multidisciplinare e che disegni un ruolo di rilievo, autonomia, professionalità e collaborazione tra le professioni realmente accanto ai cittadini. Infermieri in testa.

 

“Ora – sottolinea – i parlamentari sono alla prova: hanno davvero un’occasione da non perdere per dare il via  a un nuovo modello di assistenza che corregga gli errori del passato e apra le porte a una prossimità con i cittadini richiesta da questi a gran voce e soprattutto necessaria,come ha anche dimostrato l’emergenza della pandemia”.

 

“Ora è davvero il momento e l’opportunità di cambiare a favore dei cittadini e dei professionisti che tutelano la salute. È il momento di aprire davvero la stagione delle riforme” conclude la presidente Fnopi.

 

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/15/decreto-rilancio-far-decollare-lassistenza-sul-territorio-parlamento-alla-prova-dei-fatti/

 

“Il futuro dell’assistenza sanitaria di base riguarderà nuovi modelli di assistenza diversi da quello basato sul singolo medico che lavora isolato rispetto ad una rete di servizi”. Lo afferma l’Ocse nel suo report Realising the Potential of Primary Health Care, secondo cui il futuro delle cure primarie dovrà essere basato su team multiprofessionali composti da medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari della comunità, dotati di tecnologia digitale e perfettamente integrati con servizi di assistenza specializzati.

 

Ma per fare tutto ciò l’Ocse segnala la necessità di nuovi investimenti “per incoraggiare l’assistenza sanitaria di base a lavorare in team e concentrarsi sulla prevenzione e la continuità delle cure, in particolare per i pazienti con malattie croniche”.

 

Secondo l’Organizzazione internazionale occorre dunque creare “nuove configurazioni di assistenza, che ospitano più professionisti con competenze avanzate e che lavorano in gruppo, supportati dalla tecnologia digitale per consentire un coordinamento delle cure”. Per quanto riguarda l’Italia viene citato il modello delle Uccp (Case della Salute).

 

Per l’Ocse tutto ciò è fondamentale anche “alla luce della pandemia Covid-19 che ha accelerato l’implementazione di innovazioni promettenti nell’assistenza sanitaria primaria per giungere una trasformazione a livello di sistema delle cure”.

 

Oltre che a garantire cure migliori questo sistema comporterà anche ad una diminuzione dei ricoveri inappropriati al Pronto soccorso. “Finora – rileva l’Ocse -, l’assistenza sanitaria di base non ha sempre avuto successo nel tenere le persone fuori dagli ospedali”. Il report stima che in Italia un ricovero su cinque in Pronto soccorso sia inappropriato.

 

In questo quadro l’Organizzazione propone di potenziare il ruolo di infermieri e farmacisti per “ridurre il carico di lavoro dei medici di base, senza compromettere la qualità dell’assistenza e la soddisfazione del paziente soddisfazione”.

 

Per aggiornamenti: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=86198