OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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L’Istituto Superiore di Sanità ha redatto un nuovo rapporto sulla prevenzione e il controllo dell’infezioni da Covid 19 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali. Rispetto alla versione di aprile, la nuova comprende anche, tra le strutture residenziali, le strutture socioassistenziali in ambito territoriale, e dà indicazioni per la gestione della riapertura alle visite previste dagli aggiornamenti normativi e per l’uso delle mascherine chirurgiche da parte dello staff assistenziale Rsa in tutta la struttura. Contiene inoltre raccomandazioni per la ripresa delle attività di gruppo mantenendo un adeguato livello di sicurezza.

 

Ad esempio, nei casi sospetti/probabili/confermati Covid-19 occorre contattare i soggetti individuati come riferimento per la gestione del percorso assistenziale, ed attivare in particolare le Usca, che si avvalgono della consulenza/collaborazione di infermieri, infettivologi e di altri specialisti (ad es. internista, geriatra, pneumologo, ecc.). I protocolli saranno quelli emanati dalle direzioni delle aziende sanitarie e prontamente recepiti dal responsabile sanitario delle strutture.

 

Inoltre, deve essere garantita laddove siano presenti ospiti Covid-19 sospetti o accertati (anche in attesa di trasferimento) la presenza di infermieri 7/24 e supporto medico.

 

A QUESTO LINK IL RAPPORTO COMPLETO

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/09/04/covid-rsa-rapporto-iss/

 

 

Non piace alla Fnopi il disegno di legge 1715 che riforma il servizio 118: troppe deroghe sugli ambiti di operatività e sui tempi di intervento rispetto al decreto ministeriale sugli standard ospedalieri. Non solo: è economicamente sconveniente prevedere per le centrali operative un livello provinciale senza una valutazione accurata delle caratteristiche del territorio, mentre gli standard definiti non sono chiari. Citano i 60 mila abitanti ogni mezzo di soccorso avanzato già citati dal decreto ministeriale e ne inseriscono 100 mila per le aree urbane, ma soprattutto definiscono come mezzo di soccorso avanzato quello medico-infermieristico, oggi utilizzato nel 5 per cento dei casi.

 

“Pensiamo – spiega la presidente fnopi Barbara Mangiacavalli – che una riforma di questa portata, su un argomento così centrale per l’assistenza che deve essere garantita ai cittadini, dovrebbe guardare di più ai loro bisogni, meno ad altre tipologie di interesse che nulla hanno a che vedere con questi ed essere il frutto di una totale convergenza di tutti gli attori coinvolti”.

 

“È l’impianto generale del ddl che dal nostro punto di vista merita un ripensamento strutturale – afferma Mangiacavalli – perché intravediamo un ritorno al passato, ampiamente superato dai fatti, dai dati, dall’evoluzione anche formativa della nostra professione, dalle innovazioni che servono al nostro Servizio sanitario nazionale per rispondere sempre meglio ai bisogni dei cittadini, che sono il vero faro al quale dobbiamo guardare tutti. Invece notiamo una particolare attenzione ai contenitori, meno sui contenuti, che invece guardano troppo al passato”.

 

Per  Nicola Draoli, componente del Comitato centrale Fnopi che ha rappresentato la Federazione nell’audizione sul Ddl in Commissione Igiene e Sanità al Senato “le prestazioni del Sistema 118 non devono essere necessariamente medicalizzate, né si può ipotizzare una qualunque penalizzazione di ruolo e di capacità professionale per la figura dell’infermiere. A ciascuno il suo ruolo e la sua professionalità, secondo meccanismi e interazioni virtuose che riconoscano il ruolo, la funzione e la crescita professionale delle famiglie professionali, anche considerando le prerogative proprie dell’una e dell’altra professione”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/09/09/118-riforma-audizione-fnopi/

 

Anche i pediatri di libera scelta appoggiano la richiesta della Fnopi di istituire la figura dell’infermiere scolastico. “Non torniamo indietro e soprattutto non creiamo confusione di ruoli a scapito di bambini e genitori. Dentro quelle classi ci sono i nostri pazienti ed è impensabile affidare ad altre figure professionali non specialistiche, compiti che si collocano tra le nostre responsabilità” ha affermato il presidente della Fimp Paolo Biasci.

 

La presidente della Fnopi Barbara Mangiacavalli ha ringraziato la Fimp assicurando “tutta la disponibilità della Fnopi a tracciare assieme e con le istituzioni il percorso migliore per un’assistenza della massima qualità ed efficacia e, soprattutto, perché le scuole possano riaprire in piena sicurezza”.

 

“Avere un professionista infermiere a scuola garantisce il rispetto dei diritti di tutela alla salute e diritto allo studio; trasmette una maggiore sicurezza ai genitori che vedono preso in carico globalmente il proprio figlio e riducono l’assenteismo dovuto alla somministrazione delle terapie. E sarà lo stesso infermiere ad attivare in caso di reale necessità il medico che assiste l’alunno, operando in team con il pediatra di libera scelta all’interno dei Dipartimenti di prevenzione” conclude Mangiacavalli..

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/09/03/pediatri-infermieri-scuole/

Sull’infermiere di famiglia/comunità ora le Regioni accelerano. Lo scorso 10 settembre hanno infatti approvato un documento che rende uguale la figura dell’IF/C su tutto il territorio, e che ora potrà e dovrà essere attuato in modo omogeneo.

 

Il documento della Conferenza delle Regioni segue la strada tracciata dal Patto per salute 2019-2021 e dalle proposte della Fnopi consegnate a Governatori e al ministro della Salute, chiarendo bene cosa è, cosa non è, e quali sono le potenzialità e le peculiarità anche formative, organizzative e collaborative di questa figura, che di fatto esiste da anni in molte realtà locali, ma che ora andrà codificata, organizzata, normata e formata in tutte le Regioni.

 

Ma le Regioni hanno anche sottolineato che dell’IF/C c’è bisogno in fretta per l’urgenza determinata dal fenomeno epidemico da Sars-CoV-2 e per le “potenzialità determinate dall’introduzione di tale professionista sanitario per il potenziamento delle cure primarie” e per questo hanno messo a punto il loro documento.

 

“È necessario applicare subito l’innovazione – sottolinea la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli in linea con le Regioni – per dare spazio il più velocemente possibile alla nuova figura per l’assistenza sul territorio, anche prevedendo percorsi formativi ad hoc diffusi in tutte le Regioni: l’infermiere di famiglia/comunità non è una figura improvvisata, ma un professionista preparato per poter assistere al meglio i pazienti fragili e le loro famiglie”.

 

A QUESTO LINK IL DOCUMENTO DELLE REGIONI

 

A QUESTO LINK IL POSITION STATEMENT FNOPI

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/09/10/ifec-regioni-conferenza-presidenti/