OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“Questo premio è per tutti i colleghi che hanno lottato e che stanno lottando per combattere il virus con dedizione e professionalità”. Lo ha detto Elena Pagliarini, l’infermiera dell’ospedale di Cremona che, dopo l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro al Merito concessole dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ricevuto a Spoleto il Premio Carla Fendi.

 

Elena Pagliariniè diventata in questi mesi un simbolo dell’infaticabile lavoro compiuto dai colleghi in tutta Italia e nel mondo per combattere in prima linea il virus: è lei l’infermiera ritratta nella foto simbolo scattata a nella notte tra il 7 e l’8 marzo e in copertina del volume di Silvia Fortunato “Racconti di cura che curano”.

 

“Grazie a questa foto, scattata durante il mio turno notturno tra il 7 e dell’8 marzo in una notte di emergenza indimenticabile e di lotta contro il tempo, sono diventata un simbolo di una categoria. Ho provato imbarazzo e disagio nel vedermi protagonista ma poi, dopo i tanti messaggi di stima e riconoscenza, anche tanto orgoglio. Non ero più solo Elena ma rappresentavo tutti i miei colleghi” ha spiegato.

 

“Sono molte le persone – dice il presidente della Fondazione Carla Fendi, Maria Teresa Venturini Fendi– che si sono così professionalmente e strenuamente impegnate nella lotta contro il Coronavirus con sacrifici e alto senso di responsabilità. Nell’impossibilità di riconoscere l’abnegazione di tanti, vorremmo allora che Il Premio Carla Fendi, attribuito nel suo attestato a Elena Pagliarini, fosse un riconoscimento per chi ha tanto dato senza nulla chiedere rischiando sempre in prima persona e che il contributo economico possa quindi essere di sostegno al loro fondo di solidarietà #NoiConGliInfermieri”.

 

Tutte le informazioni riservate agli infermieriper inviare una domanda di aiuto economico sono sul sito www.fnopi.it

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/30/fendi-spoleto/

 

Il ministero della Salute ha inviato a tutti i componenti della task force sul Coronavirus quattro scenari per i mesi autunnali e altrettante azioni possibili con le indicazioni per il livello centrale e le Regioni.

 

Gli scenari, in termini di impatto sul sistema sanitario, dipenderanno molto da alcune incognite, quali la trasmissibilità del virus a fine estate, la sua trasmissibilità nelle scuole, il grado di accettazione delle misure igienico-sanitarie e comportamentali per la prevenzione della trasmissione del virus da parte della popolazione generale, e la capacità di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo.

 

Un altro aspetto importante da considerare secondo il documento riguarda l’età media dei casi. Recentemente è stata osservata un’importante decrescita dell’età media, con relativamente poche nuove ospedalizzazioni da Covid 19. Non è al momento chiaro, secondo il ministero e l’Iss, se questo è un fenomeno che può protrarsi nel tempo o è semplicemente dovuto al basso livello di circolazione attuale, che permette di mantenere protette le categorie a rischio, ad esempio gli anziani.

 

Alla luce di queste incognite, i possibili scenari nelle diverse regioni che si prospettano per l’autunno possono essere così schematizzati.

 

1 – Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto ad oggi, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza.

 

2 – Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1.25, nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione con misure di contenimento/mitigazione straordinarie già utilizzate con successo nelle prime fasi.

 

3 – Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1.25 e Rt=1.5 ed in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione.

 

4 – Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1.5 nel suo intervallo di confidenza inferiore per periodi lunghi (almeno 1 mese). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. A questo proposito, verranno valutate anche le misure già adottate con successo nella fase più intensa dell’epidemia, proporzionate alla gravità della situazione contingente.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/11/autunno-e-covid-19-i-quattro-scenari-di-salute-e-iss/

 

La riapertura delle scuole è una priorità assoluta ma deve avvenire con una organizzazione in grado di prevenire e assistere eventuali problemi degli alunni che riprenderanno le lezioni a settembre, siano essi legati alla pandemia o no. E per farlo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha messo a punto un documento con precise indicazioni valide per tutti e che prevede anche l’utilizzo di infermieri scolastici.

 

Secondo il documento, lo staff delle scuole deve includere queste figure professionali che non servono solo alla prevenzione di Covid 19, ma anche al controllo dei bambini con problemi di cronicità, diabetici, asmatici, epilettici ecc., compito questo che fa già parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica a cui si aggiunge ora la indispensabile tutela della salute nella pandemia.

 

Per il Centro, se una scuola è servita da un professionista sanitario (e fa l’esempio proprio dell’infermiere scolastico), questo dovrebbe avere accesso a dispositivi di protezione individuale appropriati e aver ricevuto formazione per il loro uso rispetto a sintomi compatibili con Covid 19.

 

“Il riorientamento dell’offerta assistenziale per garantire efficaci strategie preventive e pro-attive deve garantire la continuità assistenziale” spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli. “L’equilibrio si ottiene definendo nuove regole organizzative e delineando attitudini professionali, competenze trasversali degli attori del sistema”.

 

“Come Federazione siamo a disposizione di Governo e Regioni per disegnare nuovi modelli di assistenza che vadano in questo senso e che garantiscano, grazie all’uso appropriato di tutte le professionalità, la salute e la prevenzione ai cittadini” conclude Mangiacavalli.

 

Per approfondimenti e per scaricare il documento“ Covid 19 nei bambini e ruolo degli ambienti scolastici nella trasmissione di Covid 19”: https://www.fnopi.it/2020/08/20/scuole-riapertura-infermiere-scolastico/

In vista della riapertura delle scuole, Oms e Unicef hanno messo a punto una serie di domande e risposte per l’utilizzo da parte dei bambini di maschere per contrastare il Covid 19.

 

Secondo l’Oms ai bambini di età pari o inferiore a 5 anni non dovrebbe essere richiesto di indossare maschere. Ciò si basa sulla sicurezza e sull’interesse generale del bambino e sulla capacità di utilizzare in modo appropriato una maschera con l’assistenza minima.

 

L’Oms e l’Unicef consigliano che la decisione di utilizzare maschere per bambini di età compresa tra 6 e 11 anni dovrebbe essere basata sui seguenti fattori.

 

– Se c’è una trasmissione diffusa nell’area in cui risiede il bambino.

 

– La capacità del bambino di utilizzare in modo sicuro e appropriato una maschera.

 

– Accesso alle maschere, nonché riciclaggio e sostituzione di maschere in determinati contesti (come scuole e servizi di assistenza all’infanzia).

 

– Adeguata supervisione di un adulto e istruzioni al bambino su come indossare, togliere e indossare in sicurezza le maschere.

 

– Potenziale impatto dell’uso di una maschera sull’apprendimento e sullo sviluppo psicosociale, in consultazione con insegnanti, genitori, tutori e/o operatori sanitari.

 

– Impostazioni e interazioni specifiche che il bambino ha con altre persone ad alto rischio di sviluppare malattie gravi, come gli anziani e quelli con altre condizioni di salute sottostanti.

 

L’Oms e l’Unicef consigliano ai bambini di età pari o superiore a dodici anni di indossare una maschera nelle stesse condizioni degli adulti, in particolare quando non possono garantire una distanza di almeno un metro dagli altri e vi è una trasmissione diffusa nella zona.

 

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/08/23/bambini-mascherine-oms-unicef/