OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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Gli operatori sanitari che maneggiano farmaci citotossici, che vengono utilizzati principalmente come terapia chemioterapica per curare il cancro, hanno una probabilità tre volte maggiore di sviluppare patologie maligne, e tra la popolazione femminile le infermiere esposte a farmaci citotossici hanno il doppio delle probabilità di incorrere in un aborto. Sono questi alcuni dati esposti lo scorso 29 ottobre a Roma nel corso dello European Biosafety Summit. Per la Fnopi ha partecipato ai lavori la vicepresidente nazionale, Ausilia Pulimeno.

 

Sono 12,7 milioni i professionisti che si occupano del settore salute (di cui 7,3 milioni di infermieri), che ogni anno, in Europa, sono potenzialmente esposti a farmaci pericolosi cancerogeni, mutageni e teratogeni. Secondo i dati della Commissione Europea, relativi al 2012, fino a 106.500 morti per tumori sono stati attribuiti all`esposizione professionale a sostanze cancerogene.

 

Il Summit si è focalizzato sui recenti emendamenti approvati nel giugno 2019 relativi alla direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni, che per la prima volta vede riconosciuto questo problema a livello europeo e che impone alla Commissione Europea di presentare una relazione entro giugno 2020 su una sua possibile risoluzione, attraverso una proposta legislativa.

 

Per Sandra Zampa, sottosegretario presso il ministero della Salute, “questa è una questione vitale e esamineremo con molta attenzione ciò che viene discusso e ciò che può essere fatto per garantire una maggiore sicurezza”.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/operatori-sanitari-i-rischi-per-la-salute-in-ospedale-biosafety-summit-a-roma-id2765.htm

 

 

La proposta del ministro Speranza di abrogare il superticket va nella giusta direzione e anche l’idea della rimodulazione della compartecipazione risponde a quanto scritto nel Patto per la salute 2014-2016, finora mai applicato. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, secondo cui sono tre i buoni motivi per abolire il superticket.

 

Il primo è che rappresenterebbe una misura in grado di facilitare concretamente facilitare l’accesso alle cure da parte dei cittadini salvaguardandone al tempo stessi i relativi redditi, visto che sono quattro milioni secondo l’Istat le persone che rinunciano alle cure per motivi economici.

 

Il secondo motivo attiene al fatto che ci sono troppe differenze che alimentano e rafforzano le disuguaglianze in sanità. Infatti, le scelte regionali sull’applicazione della quota fissa sulle prestazioni della specialistica(il cosiddetto superticket) sono davvero molto diversificate. Anche la spesa pro capite 2018 rispetto al totale delle compartecipazioni (farmaci, specialistica, pronto soccorso, altre prestazioni)è caratterizzata da profonde differenze: 33,7 euro la Sardegna, 41,1 euro la Calabria, 53,8 euro l’Abruzzo, 61 euro l’Umbria, 90 euro la Valle D’Aosta.

 

Infine, alcune prestazioni ricomprese nei Livelli Essenziali di Assistenza, soprattutto quelle rientranti nella cosiddetta “specialistica”, proprio a causa dell’effetto superticket sono persino più costose della stessa prestazione effettuata nel canale privato. Un fenomeno che contribuisce ad aumentare quella spesa “out of pocket” delle famiglie che nel 2017 si attesta complessivamente a circa 39 miliardi di euro.

 

Per Aceti “ciò che serve è una riforma complessiva del sistema dei ticket sanitari che garantisca il giusto greep del Servizio Sanitario nazionale nei confronti dei cittadini attraverso livelli di ticket accettabili e sempre più convenienti rispetto al canale privato, che riduca le eccessive differenze che oggi caratterizzano le normative regionali e che riaffermi l’equità nel sistema”.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/regione-che-vai-ticket-che-trovi-ecco-la-prima-disuguaglianza-id2759.htm

 

La definizione del ruolo dell’infermiere di famiglia passerà attraverso un percorso condiviso e i cui esiti saranno fatti propri dal nuovo Patto per la Salute. È quanto è emerso dall’incontro, svoltosi lo scorso 23 ottobre a Roma tra i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e quelli della Fnopi.

 

Durante il confronto, che ha rappresentato l’avvio del Tavolo previsto dal protocollo siglato dalle parti il 20 dicembre scorso, sono stati affrontati i principali temi relativi allo sviluppo della professione infermieristica alla luce del futuro Patto per la Salute.

 

All’incontro erano presenti Luigi Genesio Icardi (assessore alla Salute della Regione Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni), Sergio Venturi (assessore alla Salute della Regione Emilia-Romagna e presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità), il, portavoce della Fnopi Tonino Aceti e Franco Vallicella del Comitato Centrale della Fnopi.

 

All’interno del metodo innovativo di confronto, in cui verranno coinvolte tutte le professioni che a vario titolo lavorano e concorrono allo sviluppo del servizio sanitario, è emersa anche la proposta di una Conferenza nazionale sulla Salute un’idea che ha già incontrato la valutazione positiva del ministro della Salute, Roberto Speranza.

 

Una Conferenza sarà il segno di una grande alleanza fra le istituzioni statali e regionali e le professioni, mediche e sanitarie, con l’obiettivo di rilanciare e valorizzare la sanità pubblica italiana.

 

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/regioni-fnopi-presto-una-conferenza-nazionale-sulla-salute-al-via-il-confronto-sull-infermiere-di-famiglia-id2760.htm

 

Contrastare gli atti di violenza contro il personale sanitario e sociosanitario nell’esercizio delle loro funzioni, anche attraverso la previsione di specifiche aggravanti per condotte di aggressione fisica. Lo chiedono tre mozioni, presentate dalla maggioranza composta da Pd-M5S-Leu, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia, e approvate lo scorso 30 ottobre dalla Camera.

 

La mozione proposta dai gruppi di maggioranza prevede inoltre di “considerare l’opportunità di disciplinare la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità, anche al fine di contenere il ricorso improprio al pronto soccorso e l’eccesso di ospedalizzazioni qualora non necessarie, valorizzando il ruolo della professione infermieristica in riferimento alla necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario centrato sul territorio, anche nell’ambito di un riordino e di una collaborazione con l’attività del medico di medicina generale, in un’ottica di studio multiprofessionale integrato”.

 

Per approfondimenti:

http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=78260